BARBARA ZANON

Photographer
  
my family woman time machine
Public Project
my family woman time machine
Copyright BARBARA ZANON 2024
Date of Work Feb 2018 - Apr 2018
Updated Apr 2018
Location venezia
Topics Black and White, Conceptual, Family, Feminism, Film Stills, Fine Art, Photography, Portraiture
I'm 39. First my grandmother, then my mother. And finally a whole series of relatives. When I realized I was almost completely alone and that of what my family had been, I knew very little (sometimes nothing, not even the names ...)I began the search which it allowed me to give a name and a face to women and men from whom I was directly descended.
And the more I looked at their faces, the more I discovered that mine was the natural consequence of them.
That my nose, my eyes, my cheekbones, my lips were fragments of a puzzle that was finally recomposing itself.
It was therefore natural to create this complex self-portrait, built through the faces of the women (and men) who preceded me and through what little was left of them and who had marked their lives and connected them with one another.
Coming to me. The only one whose heart still beats.

The portraits of each of these women come from scans of small photos, sometimes as ID photos. I scanned them on the ruined wall of an old family home, where my grandmother, her husband, and my mother lived for years. And to which I am extremely attached.
During the screening, I let a wedding veil fit on the bodies and faces of these women. That veil in my imagination represents many things: tradition, union, spirituality, lightness, but also estrangement, death, detachment. I think that everyone, according to his own experience, can attribute a meaning to it.

Ho 39 anni. Prima mia nonna, poi mia mamma. E infine tutta una serie di parenti.  Quando ho realizzato  di esser rimasta quasi del tutto sola e che di quel che la mia famiglia era stata, dei miei nonni e bisnonni, conoscevo molto poco (a volte nulla; nemmeno i nomi"¦) è iniziata la ricerca, durata alcuni mesi, che mi ha permesso di dare un nome e un volto a donne e uomini da cui direttamente discendevo.

E più osservavo i loro volti, più scoprivo che il mio era la naturale conseguenza del loro.

Che il mio naso, i miei occhi, i miei zigomi, le mie labbra erano frammenti di un puzzle che finalmente si stava ricomponendo.

È quindi venuto naturale creare questo complesso autoritratto , costruito attraverso i volti delle donne (e uomini) che mi hanno preceduta  e  attraverso quel poco che mi era rimasto di loro e che aveva segnato la loro vita  e che le connetteva le une con le altre.

Giungendo a me. L'unica il cui cuore ancora batte.

I ritratti di ognuna di queste donne provengono da scansioni di foto di piccole dimensioni, a volte da fototessere di documenti di identità. Queste scansioni le ho proiettate sul muro rovinato di una vecchia casa di famiglia , casa nella quale mia nonna , suo marito e mia madre hanno vissuto per anni.  E alla quale sono estremamente legata.

Durante la proiezione, ho lasciato che un velo da sposa si adattasse sui corpi e sui volti di queste donne. Quel velo nel mio immaginario rappresenta molte cose: tradizione, unione, spiritualità, leggerezza, ma anche allontanamento, morte, distacco. Penso che ognuno, secondo il proprio vissuto, possa attribuirgli un significato.

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