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Servi della Glera - Prosecco, pesticidi, paesaggio
Servi della Glera - Prosecco, pesticidi, paesaggio
Veneto, 2018 (provincia di Treviso, provincia di Belluno)Il successo mondiale del vino Prosecco sta comportando un notevole cambiamento nella configurazione del paesaggio rurale e agricolo del Veneto tra Valdobbiadene e Cornigliano: nella zona DOC e DOCG si producono circa cinquecento milioni di bottiglie di prosecco l’anno.
La viticoltura tradizionale si è rapidamente trasformata in monocultura intensiva, con notevoli investimenti e la diffusione di nuove imprenditorialità. Il recente aumento delle monocolture del Prosecco e la dispersione urbana sono due aspetti affini che gettano luce sulle inadeguate politiche regionali nella gestione degli impatti ambientali. Nell’ultimo Rapporto sulle Acque 2018 di Ispra è rilevato che circa il 90% delle acque di falda superficiali (36% solo in Veneto) è avvelenato ed in alcuni casi i pesticidi superano i livelli di allarme. Infatti nella pubblicazione
“Note sull’inquinamento da pesticidi in Italia” pubblicata dall’Isde nel gennaio 2018 emerge che il Veneto è il maggior importatore ed utilizzatore di pesticidi in Italia.
Il carattere industriale della produzione vinicola si legge nella dilatazione dei vigneti che sta trasformando duramente l’aspetto delle colline dell’area DOCG e DOC in alcuni casi alterandone il gradiente naturale per fare spazio a nuove piantagioni di viti e nella raccolta meccanica dell’uva, come pure nella riduzione della superficie dei boschi originari rimanenti.Inoltre nella viticoltura monoculturale quale è qusta del Prosecco c’è una notevole perdita di biodiversità che rende le viti più vulnerabili alle malattie.
Nella zona tra Valdobbiadene e Cornigliano sono stati rilevati diversi casi di intossicazione da pesticidi ed un incremento della percentuale di tumori della tiroide pure attribuibili ai frequenti irroramenti per atomizzazione. I vigneti che in moltissimi casi sono limitrofi ai centri abitati di fatto mettono a rischio la salute dei residenti. Vista la pervasività dei nuovi impianti non sono tardate le reazioni degli abitanti non agricoli in opposizione a quanti sono coinvolti nella viticoltura: agricoltori locali radicati e, sempre più spesso, grandi investitori esterni. Interessante, da un punto di vista antropologico, è soffermarsi sulle storie di alcuni attori coinvolti nelle proteste e considerare di nuovo il mito della vita bucolica e rurale come elemento vettore della percezione dell’esperienza della campagna, dove il piacere residenziale e il divertimento ambientale sono un’aspettativa disattesa piuttosto che una realtà.
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