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Diramarsi – per il diritto alla città: festival di Teatro dell’Oppresso
Ispirato alle idee di Paulo Freire ed al suo trattato La pedagogia degli oppressi, il Teatro dell’Oppresso nasce in Brasile durante la dittatura. Creato da Augusto Boal, regista brasiliano e direttore di teatro, il TdO ha come obiettivo quello di fornire strumenti di cambiamento personale, sociale e politico per chiunque si trovi in una situazione di oppressione, attraverso l’utilizzo di varie tecniche teatrali e l’abbattimento della cosiddetta quarta parete, cioè la tradizionale distanza tra pubblico e spettatori; nel teatro dell’oppresso infatti il pubblico ha un ruolo fondamentale.
Dopo la prima rappresentazione il pubblico è invitato a vedere di nuovo la scena. Questa seconda volta avrà il potere di fermare l’azione teatrale in ogni momento in cui le cose potrebbero andare diversamente. Chi suggerisce un’alternativa o cambiamento è invitato a entrare in scena, a improvvisare la propria proposta sostituendo un attore o aggiungendo un nuovo personaggio. Non ci sono intermediari, chi propone lo fa in prima persona, mettendoci corpo, voce ed esperienza vitale. (Teatro dell’oppresso. Radici e ali, Barbara Santos, 2018)
Completamente gratuito, indipendente e autofinanziato, il festival si è svolto in vari luoghi della periferia sud-est della città, portando oltre trenta performance – tra spettacoli, laboratori e letture – nei cortili delle case popolari, delle associazioni di quartiere e nelle piazze della zona.
L’ideazione e l’organizzazione del festival sono stati a cura di Casapace Milano: un’associazione di promozione sociale attiva da più di vent’anni nella periferia milanese, con attività finalizzate alla promozione della pace e alla gestione nonviolenta dei conflitti con percorsi di facilitazione, formazione, e naturalmente anche con laboratori di Teatro Dell’Oppresso.
Alla realizzazione dell’evento hanno partecipato anche CIQ – Centro Internazionale di Quartiere, Fucine Vulcano, Comitato Inquilini Molise/Calvairate, Spazio InSUbria tr3, Biblioteca Calvairate, Off Topic, Casa Chiaravalle, Rete Corvetto, Associazione Luisa Berardi.
Tanti i temi trattati in scena e con il pubblico: alle contraddizioni, gli ostacoli e i meccanismi farraginosi per chi vuole accedere alle case di edilizia popolare, si aggiungono le discriminazioni e le diverse forme di razzismo che rendono ancora più irrangiungibile il diritto alla casa per tante persone.
L’accesso agli uffici pubblici, da parte di alcuni dei personaggi, per una semplice denuncia di smarrimento del documento d’identità diventa una scena dove stereotipi, comportamenti e atteggiamenti discriminatori e sessisti vengono al tempo stesso rappresentati e analizzati.
Tra r-esistenze, diritti e conflitti su ruote, va in scena anche il tema della mobilità sostenibile a Milano, della gentrificazione, nonchè i problemi e i sogni delle giovani generazioni ed il loro rapporto conflittuale con la famiglia e con una società che non si accorge di loro.
Il festival ha portato un’importante partecipazione di pubblico e di compagnie teatrali che hanno condiviso non solo la messa in scena degli spettacoli, ma anche diversi momenti di convivialità e scambio.
Conclusosi domenica pomeriggio, in Piazzale Gabriele Rosa, in un cerchio danzante fatto di musica, balli e abbracci, che anche il tempo – affascinato – si è fermato a guardare, riprendendo il suo trascorrere in gocce di pioggia appena dopo l’ultimo saluto.
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