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“Giù le mani dai nostri figli e figlie!” Presidio a Milano contro le discriminazioni
Sono passate solo 72 ore dalla chiamata alla mobilitazione. Un tempo breve, un battito d’ali eppure sufficiente a riversare 10.00 persone che hanno inondato Piazza della Scala a Milano, gomito a gomito, gremita quasi da non potersi muovere.
Con lo slogan “Giù le mani dai nostri figli e figlie”, Il presidio è stato promosso da Arcigay, Famiglie Arcobaleno, I Sentinelli, Coordinamento Arcobaleno. Sul palco con la conduzione di Vladimir Luxuria, si sono alternati gli interventi di associazioni, politica, spettacolo e società civile.
Elena Castellani, presidente Sentinelli di Milano, la Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBTI+. Arcigay: “Il torto lo fanno alle bambine e ai bambini, non ai genitori”.
“Posso fermarmi poco, sappiate che sono e sarò sempre con voi”: il sindaco di Milano Beppe Sala.
“Sono una donna, sono una mamma e sono … UNA LESBICA! Praticamente l’incubo di Giorgia Meloni”: Annagaia Marchioro.
Davide e Davide, papà da 46 giorni: “Non giochiamo a fare la mamma, come dice qualcuno, ma siamo consapevolmente una famiglia”. Margherita, figlia di due mamme:“Io esisto, noi esistiamo”. Francesca Vecchioni: “Come siamo? Come tutte in famiglie”.
Il presidio ha chiesto il riconoscimento di entrambi i genitori nelle famiglie omogenitoriali, con una legge chiara e netta che metta fine alle interpretazioni politiche e azioni differenti.
Il blocco alle trascrizioni dei certificati di nascita esteri dei figli delle famiglie omogenitoriali, con impossibilità di formare atti di nascita italiani, si allinea al no già opposto alla proposta di introdurre in Italia il certificato europeo di filiazione, che garantirebbe al minore l’accesso ai diritti civili e sociali anche in quegli Stati dove non risulti il suo status di figlio e ha reso, se possibile, ancora più delicata la questione.
In tutta l’Europa, salvo alcuni Paesi come l’Italia, la Polonia, l’Ungheria, i figli di coppie omogenitoriali sono riconosciuti fin dalla nascita, senza dover affrontare lunghe battaglie per ottenere la trascrizione di certificati esteri o la stepchild adoption, cioè l’adozione del figlio del partner.
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