Public Project
"La Spremuta - Rosarno, migranti, ndrangheta" Beppe Canales
Copyright Andrea Mancuso 2024
Updated Apr 2024
Location Milano
Topics Art, Civil Rights, Human Rights, Immigration, Migration, Oppression, Photography, Politics, Protests, Theater, Workers Rights
aprile 2024

Sfondo tenebra, illuminato in primo piano un tavolo di legno, su di esso uno spremiagrumi, un quaderno e arance, tante arance, sparse sul pavimento al confine fra luce e ombra. Non è un dipinto di una natura morta, ma gli oggetti di scena di uno dei primi spettacoli di Beppe Canales, che dal palco della Scighera proietta gli spettatori in Calabria, a Rosarno, nei suoi campi, nella realtà di chi li lavora.
“La spremuta – Rosarno, migranti, ‘ndrangheta” è un viaggio a ritroso nel tempo, che ci porta ai primi giorni del gennaio 2010.
I fatti raccontano la rivolta delle persone africane, che dopo anni di violenze e sfruttamento reagiscono all’ennessima aggressione razzista, ed è la storia di due giovani le cui storie si intrecciano: un giovane africano e un coetaneo calabrese.
Due giorni e due notti di scontri con la polizia, una “caccia al nero” messa in atto con ronde che sparano per ferire e ammazzare, infine lo sgombero il terzo giorno, con il trasferimento negli allora CIE, centri di identificazione ed espulsione.
In un turbine di emozioni, l’attenzione resta viva dall’inizio alla fine. Il contesto, la sommossa, le mani della ‘ndrangheta, sono raccontate in maniera intima, quasi confidenziale, ma a tratti il ritmo incalza e diventa analisi e denuncia sociale su temi come il rapporto con le persone migranti, le mafie, il concetto di lavoro.
Temi che, nonostante siano passati quattordici anni dai fatti narrati, restano ancora così drammaticamente attuali.
“La spremuta – Rosarno, migranti, ‘ndrangheta”, ha superato le 170 repliche in tutta Italia. Lo spettacolo è stato selezionato per la “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie” e per il Torino Fringe Festival, vincendo “LiNUTILE DEL TEATRO” nel 2013.
Beppe Casales fa teatro dal 1998. Ha lavorato tra gli altri con Toni Servillo, Anna Bonaiuto, Michela Cescon e Mirko Artuso. Dagli anni 2000 la sua ricerca artistica si concentra sul teatro di narrazione. Tra i suoi ultimi lavori teatrali:  “Il monsone – una storia di caporalato” (2021), “Cara professoressa” (2019), “Nazieuropa” (2018), “Welcome” (2016). 
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