Public Project
My own private river
Ha qualcosa di magico e difficilmente spiegabile in maniera razionale come il ritorno in alcuni luoghi faccia affiorare alla mente ricordi creduti sopiti, sensazioni ormai nascoste, sommerse da altre più attuali e quotidiane. Eppure la magia che si genera quando i nostri occhi entrano in contatto con oggetti e spazi cari al nostro ‘io’ interiore, per quanto difficilmente spiegabile a parole, può ricevere un corpo materiale attraverso la fotografia. D’altronde è un po’ lo stesso meccanismo emozionale che si mette in moto quando guardiamo una foto vecchia. Ecco, potremmo definire questa nuova serie di Luca Prestia in anteprima esclusiva per «Artwort» come delle foto degli occhi ai luoghi del cuore.
Le sue parole, ma soprattutto i suoi scatti, vi accompagnano in questa dimensione così difficilmente spiegabile, ma così facile da cogliere appena inizierete a osservarli.
Le sue parole, ma soprattutto i suoi scatti, vi accompagnano in questa dimensione così difficilmente spiegabile, ma così facile da cogliere appena inizierete a osservarli.
(introduzione di Gianluigi Peccerillo per «Artwort»)
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Il senso della serie è tutto racchiuso nella mia peregrinazione fatta nell’autunno di due anni fa, tornando in un’area (bagnata da un piccolo torrente che scorre vicino alla città in cui vivo, Cuneo) che nei primi anni del mio trasferimento in questa parte del Piemonte ho molto frequentato. Si tratta di uno spazio che ha conservato intatte le caratteristiche disegnate dalla natura, poco antropizzata e dove è possibile camminare senza quasi incontrare nessuno, accompagnati da una ‘quinta’ di montagne che danno un senso di protezione.
Ritornare lì, molto tempo dopo quel primo periodo, ha suscitato l’emergere di ricordi e sensazioni di cui avevo perso traccia, legati a un’epoca ormai chiusa della mia vita. Come per ognuno di noi, i luoghi sono ‘contenitori’ di memoria, per quanto questa possa essere ultra soggettiva, minima, senza alcuna importanza se non per se stessi.
Eppure, la capacità evocativa di un luogo continua ad affascinarmi proprio per la sua potenza: basta un odore, una luce, un suono per farci rivivere momenti sepolti dal tempo.
Una dolce alchimia che riesce a riattualizzare segmenti della nostra esistenza che noi consideriamo chiusi per sempre. In questo caso è il fiume e il suo letto di scorrimento, ai bordi del quale ho passato tante ore solo o in compagnia, a essere l’elemento di congiunzione tra la mia vita attuale e quella passata. Sono passati molti anni da allora, ma la vista di questo corso d’acqua, il riandare in quegli stessi luoghi, ha generato un corto circuito che trascende il tempo trascorso, attualizzando (quasi si trattasse di un eterno presente) porzioni di vita.
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